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SUI PREZZI SI DIFFONDONO ANCORA NOTIZIE DEL TUTTO ASSURDE

Tocca ritornare sull’argomento delle notizie che circolano sui prezzi.

Abituati sistematicamente alle polemiche che si accendono quando i prezzi aumentano (basti ricordare quanto accadde dopo l’aumento delle accise agli inizi del 2023), non ci stupiamo che accada anche il contrario, ossia alle polemiche che sorgono quando i prezzi calano, ma sembra non calino abbastanza.

La forte diminuzione dei fondamentali internazionali di mercato successiva alla annunciata, più che combattuta, “guerra dei dazi” avviata dall’amministrazione USA agli inizi di aprile ha indotto, come di consueto, le organizzazioni dei consumatori a denunciare l’insufficiente diminuzione dei prezzi finali sulla rete distributiva nazionale.

Greggio e raffinati sono diminuiti a livello internazionale. È il caso di valutare quanto è successo ad un livello più ampio per giudicare se l’Italia rappresenta un’anomalia sul fronte dei prezzi.

Sono state confrontate le rilevazioni settimanali ufficiali dei prezzi effettuate e pubblicate dalla Commissione Europea del 31 marzo (periodo antecedente la caduta delle quotazioni di greggio e raffinati) e del 21 aprile (periodo successivo a quell’evento).

Il prezzo della benzina in Italia dal 31.03 al 21.04 è calato del 2,61 %, nella media aritmetica di tutti i 27 Paesi comunitari è calato del 2,41 % e nella media dei 20 Paesi che condividono l’euro come valuta il calo è pari all’1,99 %; il prezzo del gasolio in Italia dal 31.03 al 21.04 è calato del 3,01 %, nella media aritmetica di tutti i 27 Paesi comunitari è calato del 3,91 % e nella media dei 20 Paesi che condividono l’euro come valuta il calo è pari al 3,73 %.

Si osserva che in Italia la benzina è calata come nell’Unione, anzi leggermente di più, mentre il gasolio è calato di meno di circa 0,7-0,9 decimi di punto.

Se poi si confrontano i dati (come fa, ad esempio, CODACONS, comunicato del 16.04) da metà gennaio, si osservano le medesime dinamiche: il prezzo della benzina in Italia dal 13.01 al 21.04 è calato del 4,29 %, nella media aritmetica di tutti i 27 Paesi comunitari è calato del 4,10 % e nella media dei 20 Paesi che condividono l’euro come valuta il calo è pari al 3,90 %; il prezzo del gasolio in Italia dal 13.01 al 21.04 è calato del 4,85 %, nella media aritmetica di tutti i 27 Paesi comunitari è calato del 6,46 % e nella media dei 20 Paesi che condividono l’euro come valuta il calo è pari al 6,33 %. Si osserva che in Italia la benzina è calata come nell’Unione, anzi leggermente di più, mentre il gasolio è calato di meno di circa 1,5-1,6 decimi di punto.

In costanza di accisa, il peso di questa (ossia che sia più alta o più bassa nei diversi Paesi e che si tratti di un valore “statico”, non influenzabile da altre componenti mobili del prezzo) sul prezzo determina scostamenti non banali quando si calcola la percentuale di diminuzione del prezzo: l’incidenza dell’accisa nazionale italiana sul prezzo (media dal 13/01 al 21/04/2025) è superiore dal 3,3 al 4,6 % e quella del gasolio dal 5,3 al 6,2 % rispetto alle medie comunitarie, il che spiega il divario della variazione in calo del gasolio.

Alla fine della giostra, nessuna anomalia italiana (se non quella dovuta al gap del carico fiscale) nelle dinamiche di riduzione dei prezzi.

E quanto alle denunciate «anomalie del settore petrolifero, con i listini di benzina e gasolio che salgono immediatamente al crescere del greggio, ma non calano proporzionalmente quando le quotazioni del petrolio crollano», esse sono evidentemente condivise con l’intera Unione Europea e non costituiscono una peculiarità nazionale.

Ma quell’inciso per cui i listini «non calano proporzionalmente quando le quotazioni del petrolio crollano» ha innescato sui vari blog di “informazione” le più sfrenate fantasie, di cui diamo un esempio significativo (rilanciato il 24.04):

«Il petrolio risulta oggi deprezzato del 22% rispetto ai picchi del 2025, col Wti che passa dai 78 dollari al barile di metà gennaio agli attuali 60,5 dollari, mentre il Brent è sceso da 82 dollari di gennaio agli attuali 64 dollari – spiega il Codacons – Nello stesso periodo, tuttavia, il prezzo della benzina alla pompa è passato da una media al self di 1,823 euro al litro agli attuali 1,731 euro, con una riduzione di appena il -5%; il gasolio è sceso da una media di 1,726 euro/litro di metà gennaio agli odierni 1,628 euro, in calo del -5,7%. Eppure, come rileva il Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori, nello stesso periodo il prezzo della benzina alla pompa è passato da una media al self di 1,823 euro al litro agli attuali 1,764, con una riduzione appena del 3,2%, mentre il gasolio è passato da una media di 1,726 euro/litro di metà gennaio agli odierni 1,662 euro, in calo quindi del 3,7% (tenendo conto delle media sia sulle strade statali e sulle autostrade).

Una sproporzione abnorme che dimostra ancora una volta le anomalie del settore petrolifero, con i prezzi dei carburanti alla pompa che salgono in tempo reale al crescere del greggio ma non calano con la stessa velocità ed intensità quando le quotazioni del petrolio crollano.

Calcolatrice alla mano, se il ribasso del petrolio di trasferisse in modo diretto sui listini ai distributori, oggi un litro di benzina costerebbe poco più di 1,4 euro, con un risparmio di circa 36 centesimi al litro rispetto ai listini attuali, pari ad un risparmio di ben 18 euro a pieno, mentre il gasolio sarebbe venduto a circa 1,33 euro al litro, con un risparmio da 16,6 euro a pieno».

Calcolatrice alla mano, significa prendere il prezzo in euro di metà gennaio e togliere il 22 % della diminuzione della quotazione in dollari del greggio, un automatismo banale che dovrebbe essere la regola per giudicare della bontà del prezzo alla pompa.

Facciamo l’esempio puntuale su dati reali.

Il 15.01.2025 il greggio quotava 81,01 $/barile, ossia 79,44 €/barile (il cambio era pari a 1,0198), ossia 0,500 €/lt, le quotazioni dei raffinati erano di 0,565 €/lt per la benzina e di 0,627 per il gasolio, i prezzi alla pompa al self erano di 1,818 €/lt per la benzina e di 1,723 per il gasolio.

Il 25.04.2025 il greggio quotava 66,12 $/barile, ossia 57,92 €/barile (il cambio era pari a 1,1415), ossia 0,364 €/lt, le quotazioni dei raffinati erano di 0,442 €/lt per la benzina e di 0,461 per il gasolio, i prezzi alla pompa al self erano di 1,712 €/lt per la benzina e di 1,607 per il gasolio.

Le differenze sono, pertanto, le seguenti:

  • il tasso di cambio si è apprezzato di +11,93 %
  • la quotazione del greggio in $/barile è calata di -18,38 %
  • la quotazione del greggio in €/barile è calata (in funzione del cambio) di -27,09 %
  • la quotazione del greggio in €/lt è calata di -27,20 %
  • la quotazione del raffinato benzina è scesa di -21,77 %
  • la quotazione del raffinato gasolio è scesa di -26,48 %
  • il prezzo self della benzina è diminuito di -5,83 %
  • il prezzo self del gasolio è diminuito di -6,73 %.

Seguendo il ragionamento – chiamiamolo così – dei blogger e dei loro mentori – il prezzo alla pompa dovrebbe essere sceso come il greggio, non già del 22 %, ma bensì del 27 %, e, quindi, il 25.04 rispetto al 15.01 la benzina avrebbe dovuto calare da 1,818 a solo 1,327 €/lt, meno 0,491, e invece il gasolio da 1,723 a solo 1,258 €/lt., meno 0465.

Poco importa che a questi mirabolanti prezzi bisogna togliere intanto IVA e accisa, ossia 0,968 €/lt alla benzina e 0,844 al gasolio; residuano così 0,359 €/lt per la benzina e 0,414 per il gasolio ai quali bisognerebbe pur togliere la quotazione dei raffinati (0,442 e 0,461 rispettivamente); e, infine, si va sottozero: -0,083 €/lt per la benzina, -0,047 per il gasolio.

In sintesi, non si pagano i costi di raffinazione, anzi, tolte le tasse, non vi è capienza sufficiente per la benzina neppure per la quotazione del greggio crudo (che è maggiore del prezzo senza tasse, 0,364 contro 0,359 €/lt), non si pagano i costi della bio miscelazione, non si hanno costi di distribuzione di alcun tipo (neppure strettamente logistici) e, infine, non si ha alcun margine di utile lordo né per le aziende, né, dulcis in fundo, per i gestori dei punti vendita.

Ma al consumatore viene trasmesso uno slogan eclatante e inoculato un sospetto di complotti, e certo non un ragionamento che pure non è così difficile da intuire, bastando pensare che non versiamo greggio crudo nel carburatore – provare per credere – e, anche così fosse, qualcuno ce lo dovrebbe almeno portare nel garage di casa.