D.L. TRASPARENZA: CARTELLO PREZZO MEDIO A TUTTI I COSTI
COMUNICATO STAMPA FIGISC
Profonda delusione da parte di FIGISC Confcommercio, rispetto alla presentazione dell’emendamento del Governo presso la X° Commissione che ribadisce quanto già scritto nel D.L. “Trasparenza”, se possibile peggiorandolo.
“Lo dichiara il Presidente di FIGISC Confcommercio Bruno BEARZI, che si chiede com’è possibile, che il Governo non sappia valutare in modo logico quanto hanno ribadito Antitrust, esperti di settore ed Associazioni di Categoria rispetto all’obbligo della cartellonistica sul prezzo medio, che è inutile per la trasparenza e produrrà, di fatto, aumenti del prezzo a danno dei consumatori.
Ribadisce di fatto, l’intento “punitivo” nei confronti della Categoria dei gestori, che come ampiamente dimostrato, non è, e non potrebbe, essere causa di speculazioni sul prezzo, caricandola di ulteriori oneri e sanzioni.
Fin dal primo incontro a Palazzo Chigi con i Ministri Giorgetti, Urso ed il Sottosegretario Mantovano, era stato dichiarato che i controlli e le sanzioni sarebbero stati orientate verso quelle zone “grigie”, come quei circa 1.700 impianti che non si sono mai iscritti all’Osservatorio Prezzi e non hanno mai trasmesso i prezzi, come invece fanno la stragrande maggioranza dei gestori, che in questo periodo si vedono invece investiti da una serie di pressanti controlli che vedono in campo ben 660 pattuglie della GdF.
Nell’emendamento in oggetto non c’è traccia di controlli rispetto a quella parte della filiera che continua a fare i propri comodi.”
Il Governo si impunta sull’esposizione del cartello del prezzo medio.
Non sono bastati i numerosi emendamenti in Commissione, proposti da esponenti delle stesse forze di maggioranza nonché, ovviamente, da esponenti delle forze di opposizione, in merito alle disposizioni contenute nel D.L. “Trasparenza”, né le osservazioni invero assai critiche di Antitrust sul famoso cartello del prezzo medio.
Il Governo ha presentato un proprio emendamento (il testo è allegato in formato PDF) che, in sintesi, ne ripropone l’obbligo negli stessi termini del testo originale, non accogliendo, pertanto, il suggerimento di compromesso della sostituzione con un QR Code.
Inoltre, il regime sanzionatorio è stato aggravato, almeno sul limite più elevato, rispetto alle ipotesi più moderate circolate anche in sede MIMIT.
Un’impuntatura che non si capisce se costituisca un cedimento alle pressioni delle Associazioni dei Consumatori o semplicemente un arroccamento tutto proprio del Governo, che fa nuovamente salire la tensione di una “guerra santa” sulla cui utilità non sussistono dubbi: costoso ed inutile alla stessa tutela del consumatore, dal momento che presenta profili di allineamento su prezzi più alti ed una diminuzione della competizione concorrenziale, punitiva della categoria dei gestori esposta ad una vertenza continua con gli utenti ai quali si suggerisce una sorta di “diritto” al prezzo medio e ad una intensificazione dei rischi sanzionatori già dovuta alla miriade di cartelli e comunicazioni obbligatorie.
Ovviamente non vi è traccia di più severe, pure consigliate, misure (evidentemente si preferisce ai controlli mirati una generica condotta persecutoria) per contrastare le sacche occulte e renitenti in pianta stabile alla registrazione ed alla comunicazione all’Osservaprezzi.
Una posizione assolutamente sconcertante che riattizza pericolosamente un fuoco che era stato appena messo sotto controllo in attesa dell’iter parlamentare del Decreto.
Davvero il Paese ha bisogno proprio di queste cose?