D.L. TRASPARENZA PREZZI: BEARZI IN AUDIZIONE X COMMISSIONE DELLA CAMERA
INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAZIONALE FIGISC, BRUNO BEARZI
XIX Legislatura
Audizione X Commissione “Attività Produttive” Camera dei Deputati
Disegno di legge 5/2023 Trasparenza.
Onorevole Presidente, Onorevoli membri di Commissione, vi ringrazio per l’invito ad essere audito, nel merito di un testo normativo adottato a seguito della diffusione di inverificate “fake news”, con una emotiva reazione di esponenti del governo, che, mi auguro non per volontà deliberata, hanno alimentato l’assunto che, a seguito del riassorbimento delle accise, ci fosse in atto, da parte dei gestori, una qualche speculazione sul prezzo.
Tutto ciò ha ovviamente scatenato la “caccia alle streghe”, culminata con la convocazione del Comandante Generale della guardia di Finanza, invitato a mettere in atto tutti i controlli nei confronti della categoria individuata come responsabile della presunta speculazione.
La smentita alla tesi speculativa è arrivata direttamente dai dati forniti dallo stesso Ministero, che ha certificato che a fronte di aumento delle accise, di 18,3 centesimi, l’aumento medio Nazionale, era contenuto entro 16,5 centesimi.
La categoria dei gestori – impossibilitata a modificare i prezzi di vendita in forza dei rapporti contrattuali ed economici correnti con le compagnie proprietarie degli impianti e fornitrici del prodotto, circostanza evidentemente non considerata dal governo – non poteva che reagire con la massima fermezza alla criminalizzazione cui è stata ingiustamente sottoposta ed proclamato lo sciopero.
Il decreto emanato il 14 gennaio – che aggiunge obblighi ai gestori, inasprisce sanzioni in maniera indiscriminata e non mirata, moltiplica fattispecie per irrogarle – ha smentito persino il clima costruttivo emerso nel corso dell’incontro del 13 gennaio che riconosceva che la categoria era stata ingiustamente colpevolizzata di pratiche speculative ed annunciava l’apertura di un tavolo permanente di “filiera” sulle misure complessive da adottare per il settore, consentendo che si potesse annunciare il congelamento dello sciopero.
All’incontro del 17 gennaio presso il MIMIT, la categoria ha suggerito alcune modifiche di buonsenso, con particolare riferimento agli ulteriori obblighi sui prezzi ed alla congruità delle sanzioni. Si osservi, infatti, che l’omessa o anche solo ritardata comunicazione, comporta delle sanzioni assolutamente spropositate, (1.032,00 €) per ogni singola violazione, che tanto per dare un valore, corrispondono alla marginalità sulla vendita di circa 30.000 litri di carburante venduto (vi ricordo che un gestore margina 3,5 centesimi al litro lordi), ma persino per l’esposizione dei prezzi senza mettere “in apice od in pedice la terza cifra decimale del prezzo stesso” con un formalismo repressivo fine a se stesso e lontanissimo dalla ratio della trasparenza.
A fronte, tuttavia, della promessa disponibilità a rivedere l’entità delle sanzioni, rimane il nodo della dell’esposizione – pena sanzione e pena accessoria – di un ulteriore cartello da aggiornare quotidianamente sui nostri impianti, con l’indicazione del prezzo medio regionale, provvedimento inviso a tutto il settore.
Cartello del tutto Inutile fuorviante e persino dannoso in prospettiva per il consumatore, anticoncorrenziale, vessatorio per gli operatori ed inefficace a conseguire l’obiettivo di contrastare la presunta speculazione.
Inutile, in quanto il consumatore sa già come orientarsi sul mercato della propria zona, anche con uso di tantissime APP, pubbliche e private, che danno informazioni reali, e comunque non consente alcun vantaggio al consumatore sul prezzo finale;
Fuorviante, per la già abbondante selva di cartelli presenti presso gli impianti, ma anche perché induce nel consumatore il concetto del “diritto al prezzo medio”, con ciò incitando alla controversia tra acquirente e venditore;
Dannoso, perché in prospettiva, comporterà un allineamento dei prezzi, dei soggetti “più a buon prezzo” verso il benchmark medio indicato, portando quindi ad un “cartello” dei prezzi che contraddice le norme sulla concorrenza e che fu nel 2007 alla base dell’indagine Antitrust che avviò la differenziazione dei prezzi sulla rete;
Costoso, perché l’acquisto e messa in opera dei cartelli comporterà un ulteriore onere per le aziende petrolifere, che non potrà che essere smaltito sul prezzo al pubblico;
Anticoncorrenziale, perchè viola i principi sanciti ormai quasi 30 anni fa dopo la fine del prezzo amministrato;
Vessatorio, perché moltiplica, in maniera generalistica e non mirata, oneri e sanzioni per gli operatori;
Inefficace, per il contrasto alla presunta speculazione, che si annida piuttosto in quelle sacche di illegalità fiscale, che ben si guardano stabilmente di comunicare i prezzi, e che, guarda caso, potrebbero paradossalmente essere quelli più convenienti per il semplice motivo di avere un vantaggio competitivo generato dall’evasione delle imposte e tasse, sacche sulle quali andrebbero, invece di misure generaliste e puramente mediatiche, indirizzare mirate e stringenti attività di controllo per recuperare gettito, ripristinare legalità, disinquinare mercato.
Per cui proponiamo che per garantire ulteriore trasparenza, al posto di inutili cartelli ulteriori, sui punti vendita possa essere esposto un QRCode, che indirizzi gli utenti effettivamente interessati ad adire al sito dell’Osservaprezzi Carburante del Mimit, con dati certificati quindi dal Ministero e basati su prezzi effettivi, selezionabili per area geografica, itinerario o tratta autostradale, superando in senso effettivamente proattivo del consumatore questa inutile controversia su un concetto, quello del “prezzo medio” che ha un valore puramente mediatico ed emozionale a seguito dell’attenzione sui prezzi scatenata dall’aumento delle accise.
In allegato, in formato PDF, il testo del Decreto Legge 14 gennaio 2023, n. 5