GESTORI AUTOSTRADE: PREANNUNCIO STATO AGITAZIONE
Comunicazione via PEC
anticipata via posta elettronica
Prot. n. 82/2022
Roma, 13 ottobre 2022
Prof. Enrico Giovannini
Ministro Infrastrutture e mobilità sostenibili
Prof. Roberto Cingolani
Ministro transizione ecologica
Dott. Alberto Stancanelli
Capo Gabinetto MIMS
Dott. Roberto Cerreto
Capo Gabinetto MITE
Dott.ssa Daniela Marchesi
Dott. Vincenzo Cinelli
Dott.ssa Annalisa Cipollone
Dott. Felice Morisco
Ministero Infrastrutture e mobilità sostenibili
Dott.ssa Valeria Amendola
Dott.ssa Sara Romano
Dott. Guido Di Napoli
Ministero transizione ecologica
e, p.c., Prof. Giuseppe Santoro-Passarelli
Presidente Commissione Garanzia Sciopero Servizi pubblici Essenziali
Oggetto: CONCESSIONI PUBBLICHE SERVIZI AREE AUTOSTRADALI. RINNOVO DECRETO
MINISTERIALE 7.8.2015. PREANNUNCIO STATO DI AGITAZIONE.
Gentilissime signore, egregi signori,
le scriventi Federazioni, che rappresentano le piccole imprese di Gestione dei servizi di distribuzione carburanti presso le Aree di Servizio autostradali, perdurando da moltissimi mesi la più completa assenza di disponibilità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili a contatti formali e di confronto, si sono risolute – per poter dare seguito al proprio mandato istituzionale di associazioni di categoria – a dare credito ad una serie di indiscrezioni e di documenti che circolano all’interno del Ministero stesso e che sono già da tempo nella disponibilità di altri soggetti che rappresentano variamente società concessionarie, aziende della ristorazione, dell’elettrico e della distribuzione carburanti.
Secondo tali indiscrezioni, sarebbe ormai ultimata la bozza del testo del decreto ministeriale approntato per aggiornare il precedente del 7.8.2015 in tema di “ristrutturazione della rete delle aree di servizio autostradali”, peraltro scaduto da oltre due anni, ed espressamente “finalizzato a riportare condizioni di economicità ed efficienza nei servizi autostradali per l’esercizio sia delle attività commerciali e ristorative, sia delle attività di distribuzione carbolubrificanti”.
Pare necessario rammentare che tale suddetto nuovo decreto avrebbe dovuto correggere – come era stato assicurato nel corso delle prime riunioni avute con i Ministri dei Dicasteri competenti – prima di tutto le inefficienze del suo stesso precedente, visto il più completo fallimento degli obiettivi posti oltre al gravissimo quanto imbarazzante stato di degrado e di depauperamento della qualità e dei prezzi offerti agli utenti, nell’ambito di un bene rilasciato in concessione come sono qualificati sia l’infrastruttura autostradale che tutti i servizi pubblici essenziali offerti in tale ambito.
Ove le indiscrezioni ed i documenti lasciati circolare fossero confermati, risulterebbe davvero chiaro che l’istituzione ministeriale sarebbe trascinata suo malgrado, una volta in più, come spesso è accaduto nell’ultimo ventennio, a rinunciare alla sua responsabilità essenziale di dare un indirizzo generale preciso e dettagliato a tutela del bene pubblico in concessione, oltreché ad esercitare la funzione di controllo sull’operato di quanti vi esercitano la propria attività a diverso titolo, a cominciare dalle società concessionarie.
Tralasciando vecchie e nuove affermazioni generiche di principio, tanto vaghe quanto meramente retoriche, profuse a piene mani nei suddetti documenti circolanti, non sembra possa essere rintracciabile alcuna misura che dia anche solo lontanamente il segnale di una inversione di tendenza rispetto alla situazione preesistente.
A cominciare dall’assoluta assenza di qualsiasi previsione che – presupposto prioritario e irrinunciabile se si vuole davvero provare a recuperare economicità ed efficienza, anche in termini di prezzi al pubblico, ad una rete che ha perso l’80% dei volumi di vendita negli ultimi 15 anni – fissi l’obiettivo di razionalizzare la rete, prevedendo, oltre al resto, il mancato rinnovo a scadenza e la chiusura della distribuzione carburanti almeno su un terzo delle aree attualmente esistenti, a fronte di un equo indennizzo dei lavoratori e dei gestori fuoriusciti dal sistema per consentire la razionalizzazione del settore.
Questo se si conserva almeno quel minimo di correttezza intellettuale per accettare che, per affrontare e tentare di risolvere un Problema tanto complesso, non sia sufficiente piazzare un po’ di colonnine per la ricarica elettrica, peraltro con un nuovo bando separato (quindi aggiungendo ulteriori inefficienze al settore) e con regole giudicate del tutto inadeguate ed inefficienti persino dagli operatori dell’elettrico, che pure, fino a poco tempo fa, avrebbero creduto di poter essere i “nuovi beneficiari” di un “apparato” che è aduso sapere riconoscere per istinto le relazioni funzionali.
Tutto lascia intendere che la bozza fatta circolare abbia l’obiettivo – volutamente perseguito o meno, non importa – di preservare un sistema ormai incancrenito che, grazie alla vaghezza delle indicazioni dell’ente concedente ed alla mancanza assoluta di verifica sul rispetto almeno del quadro normativo di riferimento, ha consentito, consente e, a queste condizioni, continuerà a consentire prima di tutto alle società concessionarie, ma poi – discendendo per li rami – anche ad altri operatori, in funzione del “pre-potere” di cui dispongono, di godere di ingenti rendite di posizione, lucrate sul bene pubblico.
Con un danno tanto ingiusto quanto incalcolabile recato sia all’asset infrastrutturale strategico per la collettività, che ai singoli utenti sempre più evidentemente disaffezionati ad un servizio generalmente offerto con qualità a dir poco scadente (sono notizie recenti i panini con mortadella ammuffita), per di più imposto a prezzi fuori mercato.
Tutto ciò considerato, le scriventi Federazioni rivendicano di essere stato l’unico soggetto, senza altra eccezione, ad avere sollecitato e promosso da anni e ripetutamente, un progetto di riforma organica e strutturale del settore, avanzando una proposta complessiva che, per quanto discutibile e perfettibile come ogni altra, era ed é ispirata dalla volontà di offrire soluzioni di “sistema” e non esclusivamente dal proprio privato interesse soggettivo/associativo.
Da cittadini amareggia, anche se non sorprende affatto, che non sia stata minimamente presa in considerazione, né tantomeno discussa in modo critico.
Il che evidenzia come alla burocrazia ministeriale sembrino più congeniali le istanze dal carattere più propriamente corporativo.
In ossequio ad una tale suddetta evidenza, nel caso in cui il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili dovesse pubblicare il Decreto in questione, nei termini sopra descritti e in assenza delle dovute prescrizioni in materia di “continuità della gestione” (ex legge 1034/70; DPR 1269/71), di osservanza dei contratti collettivi sindacali (ex legge 57/2001; legge 27/2012) e di protezione dei livelli occupazionali del personale dipendente (clausola sociale), pure sancite dalla normativa vigente e che persino il precedente Decreto del 2015 non aveva osato omettere, le scriventi Federazioni annunciano che, senza ulteriore comunicazione, saranno proclamate tutte le azioni sindacali a contrasto dell’atto ministeriale, ivi compresa la chiusura delle aree di servizio autostradali, riservandosi di agire ulteriormente in ogni sede ritenuta giurisdizionalmente competente, a tutela dei legittimi interessi della categoria rappresentata.
D’altra parte, le medesime Federazioni confermano la loro piena disponibilità al confronto costruttivo e sollecitano nuovamente un incontro di verifica, prima che il Decreto sia pubblicato, anche allo scopo di poter collaborare per mettere riparo ad eventuali errori non voluti.
La presente comunicazione viene inviata, per opportuna conoscenza, all’Autorità per lo sciopero nei pubblici servizi essenziali, anche perché possa valutare il ricorrere delle condizioni previste dalla vigente normativa in materia di attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione delle vertenze collettive di interesse nazionale.
Si rimane in attesa di un cortese riscontro.
Vivi ossequi.
FAIB AUTOSTRADE CONFESERCENTI – FEGICA – ANISA CONFCOMMERCIO