RIDUZIONE ACCISE: SUL PROBLEMA GIACENZE SI MUOVONO LE DOGANE
Sulla questione delle giacenze dei prodotti assoggettati alla riduzione delle accise, di cui al Decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, si pronuncia molto chiaramente il Direttore dell’Agenzia delle dogane e monopoli, Marcello MINENNA, in un’intervista di oggi al MESSAGGERO, largamente ripresa nel numero odierno di STAFFETTA QUOTIDIANA.
Il Direttore segnala che servirebbe consentire una gestione analitica dei prodotti che sono stati di fatto svalutati con la riduzione a termine dell’accisa, che permetta agli operatori interessati il recupero delle perdite sui quantitativi acquistati ad accisa piena anteriormente all’entrata in vigore del Decreto-legge, con la finalità di scongiurare il rischio di comportamenti “speculativi“, fenomeno che sembra essere presente per il gas.
Sostiene MINENNA che “Le misure decise dal governo hanno portato un effetto immediato di riduzione dei prezzi. Ma non c’è dubbio che i valori ora mostrino dei segnali di risalita. C’è forse però un aspetto che andrebbe monitorato attentamente“, riferendosi ai titolari di depositi commerciali ove “il taglio dell’accisa equivale a una svalutazione della benzina e del gasolio che ha in magazzino. Vuol dire che si trova costretto a venderla a un prezzo minore riducendo i suoi guadagni o andando il perdita“. Questione che riguarda – aggiungiamo noi – altresì la categoria dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti.
Infatti, nella fase terminale della filiera – ossia al livello delle microimprese di gestione degli impianti di distribuzione dei carburanti -, la riduzione delle accise [che per la sua entità in termini di variazione del prezzo finale (circa 30,5 €c/litro) vale circa dieci volte il margine lordo del gestore (3,5 €c/litro)] , sta producendo, per effetto dei minori ricavi conseguenti alla vendita di prodotti acquistati a valori assai più elevati di quelli di cessione, un aggravio significativo sulla liquidità e sulle linee di credito (già compromesse dalla lunga fase della pandemia, nonché dal vertiginoso aumento dei costi energetici per il funzionamento della struttura), che mette a repentaglio la stessa capacità di poter continuare ad acquistare prodotto, con un tanto rendendo fortemente improbabile l’eventualità di una compensazione spontanea al termine del periodo transitorio, considerando anche che la variabile dei comportamenti dei consumatori , in prossimità dello spirare del periodo di riduzione delle accise, potrebbe generare una “corsa al rifornimento“.
La questione delle giacenze era stata oggetto di immediate segnalazioni delle Organizzazioni degli operatori del settore e delle Sigle di rappresentanza dei benzinai.
Secondo le Dogane la preoccupazione non è tanto quella che la filiera, fino al consumatore finale, non abbia abbassato i prezzi in misura adeguata alla riduzione, quanto che “che prima o poi qualcuno potrebbe cercare di recuperare quanto perso (…) La strada più semplice è accaparrarsi benzina e gasolio ad accisa ridotta, magari noleggiando autobotti e depositi. Dunque stoccando carburante per poi rivenderlo una volta che saranno scaduti i quaranta giorni di riduzione delle accise previsti dal decreto del governo” [N.d.R. la riduzione prevista riguarda un lasso temporale di trenta giorni, art. 1, c. 2, del Decreto-legge].
Come attivare il deterrente a questo rischio? In aggiunta ai controlli già previsti dalla vigente normativa, suggeriscono le Dogane “anche in prospettiva futura, si potrebbero fare dei piccoli miglioramenti alle norme (…) Per esempio prevedere una contabilità analitica del combustibile che lo Stato ha svalutato in modo da consentire ai distributori di recuperare solo su quelle quantità le perdite“.
MINENNA interviene altresì sulla questione del caro gas, rilevando il disallineamento tra quelli che sono i costi di importazione e quelli di mercato, aspetto già toccato giorni fa dal Ministro Roberto CINGOLANI.
Secondo i dati dell’Agenzia “Noi rileviamo il prezzo nelle dichiarazioni doganali all’importazione. Quello del gas è decisamente più basso di quello dei futures scambiati sulla Borsa olandese, il mercato di riferimento (…) Il prezzo massimo di importazione che abbiamo rilevato è di 60 centesimi al metro cubo di gas. In Borsa scambia a 1,6 euro. Non vale solo per l’Italia, ma per tutti quelli che importano dalla Russia“.
Sul prezzo del gas, a livelli molto alti da mesi, la situazione geopolitica in Ucraina e Russia ha un peso decisivo che si innesta su un sentiment finanziario rivelatosi errato: il Direttore delle dogane spiega che le regioni dello spread tra mercato fisico e finanziario del gas sono altre: “grandi operatori finanziari a fine 2021 hanno fatto scommesse al ribasso sul prezzo dell’energia. Hanno sbagliato le previsioni, perché poi è arrivata la guerra e le mosse di Putin per tenere alto il prezzo. Hanno dovuto correre a coprirsi sul mercato. Così hanno spinto verso l’alto le quotazioni. Gli hedge fund e la finanza hanno fatto il resto. Adesso la parte difficile è interrompere questi meccanismi ed evitare che arrivino nelle tasche dei cittadini e sui conti delle imprese“.