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AUDIZIONI ALLA CAMERA – ENI: “MARGINI GESTORI IN LINEA EUROPEA”

Pubblichiamo [per g.c.] l’articolo odierno di STAFFETTA QUOTIDIANA che relaziona sulle audizioni odierne presso la X^ Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, in cui sono state udite le posizioni di UNIONE PETROLIFERA, KUPIT ed ENI:

Riconoscere il ruolo delle aziende petrolifere nel garantire servizi essenziali come la distribuzione carburanti anche in zone dove non è economicamente sostenibile, o nel garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti che vengono distribuiti; armonizzare le norme sulle bonifiche per accompagnare efficacemente la razionalizzazione della rete. Questi i due principali spunti emersi dall’audizione del presidente di Unione Petrolifera, Claudio Spinaci, ascoltato questa mattina in commissione Attività produttive alla Camera nell’ambito della discussione della risoluzione De Toma sulla rete carburanti insieme all’a.d. di Kupit Giuseppe Zappalà e al responsabile rete di Eni Giovanni Maffei.

Sul “servizio pubblico” Spinaci ha risposto a una sollecitazione di Tullio Patassini (Lega) che ha sottolineato il “servizio sociale” delle compagnie per l’attenzione al territorio, nelle frazioni isolate, in montagna e, sulla base di questo, ha chiesto se sia necessaria una differenziazione normativa sulla base della distribuzione territoriale dei punti vendita. “Se le società petroliere devono fare un servizio, ha risposto Spinaci, non possiamo perdere soldi. Se la distribuzione carburanti è un servizio e in alcune aree non sta in piedi economicamente, bisogna riconoscere questo servizio. Abbiamo già accordi per punti vendita in alta montagna o nelle piccole isole, le aziende su questo non si sono mai tirate indietro. È necessario però riconoscere il ruolo delle aziende petrolifere”.

Quanto alle bonifiche, è necessaria, ha detto Spinaci, una omogeneizzazione dei tempi e di una “normativa spezzettata” in cui “ogni ente locale interpreta le norme”. Anche perché, siccome “auspichiamo un abbrivio della razionalizzazione, dovremo presto bonificare migliaia di punti vendita, per cui dovremo rendere più veloce il processo con un’armonizzazione delle specifiche di bonifica”.

Spinaci è partito da una fotografia del settore, per poi passare alla necessità della razionalizzazione e al ruolo del gestore. Negli ultimi 10 anni, ha detto, i consumi sono scesi del 17% per via delle crisi economiche, degli aumenti delle accise e dell’efficienza motori, mentre sulla rete è molto più drammatica, con un calo del 60% in 10 anni. a questa dinamica non è seguita una riduzione dei punti vendita che sono scesi solo del 7%. E la rete già nel 2007 era inefficiente e ridondante. Le aziende strutturate hanno ridotto i punti vendita e le convenzioni mentre sono aumentate le cosiddette pompe bianche che ora sono oltre 5.000 rispetto alle mille e rotti del 2007. Un cambiamento strutturale che però non ha intaccato l’inefficienza. Il ritardo verso l’Europa esisteva già nel 2007. L’erogato medio, uno degli indici di efficienza, è pari a 1/3 di quello del Regno Unito e meno della metà della Spagna, ha sottolineato Spinaci. Un altro indicatore di efficienza è la presenza del non oil: solo il 20% dei punti vendita ha attività non oil, mentre in Germania si è oltre il 90%. C’è poi la peculiarità della polverizzazione: dall’Osservaprezzi risultano 5.000 operatori con meno di 30 punti vendita, oltre 200 marchi, numeri che a parte la Spagna sono molto diversi dagli altri Paesi Ue. In compenso, ha soggiunto, i margini industriali sono allineati rispetto alla zona euro.

Rispetto a questa situazione, una razionalizzazione dovrebbe portare a 12.000 punti vendita come ottimale stechiometrico, ma tenendo conto delle peculiarità territoriali l’ottimale sarebbe 15.000, quindi secondo Spinaci ce ne sono circa 6.000 eccedenti.

Partendo da questa esigenza, le misure per la razionalizzazione hanno avuto risultati molto inferiori a quelli che si speravano e “il gap con la Ue tende ad aumentare”. Questo anche perché c’è un vulnus rispetto alla razionalizzazione legata al mercato: le pratiche illegali che ostacolano la concorrenza bloccando la razionalizzazione. Alla base del fenomeno, ha detto Spinaci, ci sono elementi strutturali, in primis la polverizzazione di punti vendita e depositi che “non sarebbe di per sé un male, se non perché richiede moti più controlli”. Il punto è che “non c’è stato un aumento controlli per tenere il sistema in sicurezza, ed è più facile trovare prodotto all’estero per via della forte instabilità dei Paesi produttori”. È dunque necessario aumentare e velocizzare i controlli e per questo “non c’è che la digitalizzazione dell’intera filiera” che consente controlli più mirati, analisi del rischio più precise e una riduzione dei tempi di reazione. Con le ultime finanziarie si è “messo in moto un meccanismo” e con l’ultima finanziaria, stando alle prime indiscrezioni, “coglie la necessità di accelerare e di tracciare autobotti e bettoline”, introducendo documenti di circolazione per i lubrificanti e inibendo le lettere di intento. Altro punto sul fronte dell’illegalità è legato alla riduzione del contante, su cui UP ha lanciato un progetto due anni fa che ha consentito di passare dal 60 al 50%.

Quanto ai gestori, in un “punto vendita complesso e automatizzato il gestore è centrale”, ha detto il presidente UP. Il mancato rispetto delle previsioni di legge “determina un dumping contrattuale che distorce il mercato. Tutti dovrebbero applicare contratti e trattate con i sindacati. Se i piccoli operatori non sono in grado di farlo, bisogna trovare un meccanismo”. UP nel 2018 ha firmato una tipizzazione del contratto di commissione e lo scorso ottobre ha rivisto lo statuto del Cipreg con i gestori. Secondo Spinaci dovrebbero essere individuati “meccanismi collettivi di contrattazione per attività commerciali con meno di 20 dipendenti, con accordi provinciali”. Quanto ai “trattamenti minimi stabiliti per legge”, secondo Spinaci “non è opportuno perché distorce il mercato e perché non parliamo di lavoro dipendente. Inoltre il margine minimo non ha molto significato perché non misura il rapporto complessivo, non tiene conto del margine sul non oil che è molto più alto rispetto ai carburanti”.

Giuseppe Zappalà ha ricordato che Kupit è presente con circa 2.800 punti vendita su strada e autostrada per poi definire “condivisibile l’obiettivo della razionalizzazione della rete per avvicinarla agli standard europei. Non può essere allineata – ha aggiunto – per l’aspetto orografico e per la numerosità dei piccoli comuni in Italia. Ma questa rete può garantire un servizio di prossimità”. Come prima cosa è necessario “chiudere tutti i punti vendita non sicuri ai sensi del codice della strada”. Quanto invece alla razionalizzazione, secondo Zappalà “il mercato deve operare in tale direzione”, come pure la riduzione del fenomeno dell’illegalità. Su questo, le disposizioni del Decreto fiscale “vanno nella giusta direzione”, con la possibilità di garantire controlli sempre più tempestivi attraverso la digitalizzazione di tutta la filiera, con l’”essenziale eliminazione delle lettere di intento”. Un altro aspetto sono gli atti criminali per il furto di contanti: “nell’ultimo anno ci sono stati 200 episodi solo sui punti vendita Q8”. Quanto all’evoluzione della rete, Zappalà ha sottolineato che “stiamo investendo sulla stazione di servizio del futuro, con Gnl, elettrico, wi-fi, abbiamo installato 300 impianti fotovoltaici”. Infine, il ruolo del gestore sarà “cruciale nella transizione. Noi abbiamo sempre avuto rapporti proficui con le associazioni dei gestori maggiormente rappresentative” che “sono lo strumento più idoneo per la tutela dei gestori”. Q8 ha firmato un accordo sulla tipizzazione di secondo livello del contratto commissione, sulla fornitura dei punti vendita autostradali. Anche per Kupit, tuttavia, “non è condivisibile l’obiettivo di tutelare il gestore attraverso minimi contrattuali”.

Maffei ha prima di tutto ricordato la razionalizzazione della rete Eni, passata dal 2000 a oggi da undicimila punti vendita a circa 4.200 di cui 3.000 di proprietà, con una razionalizzazione forte anche sui convenzionati che si sono spesso trasformati in pompe bianche dove “è più possibile il processo di illegalità che sta attanagliando il sistema, depauperando i margini di aziende e gestori”. Quanto alla razionalizzazione, Maffei ha puntato il dito sul fatto che il quadro normativo attuale “demanda l’attuazione delle norme sugli incompatibili agli enti locali” che non sono tempestivi come dovrebbero, con effetti evidenti sulle strade. Altro aspetto è quello del decommissioning, cioè dello smantellamento degli impianti, per cui “servono investimenti importanti, fino a un milione di euro se c’è inquinamento”. Quanto alla stazione del futuro, Maffei ha sottolineato che “sulla nostra rete il non oil è presente nel 56% dei casi e questo può rappresentare un margine lordo aggiuntivo di 60 milioni di euro l’anno per i gestori”. Tanto che il compenso complessivo medio di un gestore italiano “non si discosta molto dai dati dei gestori in altri paesi europei”. Anche qui apertura alla contrattazione con le associazioni ma “no al compenso minimo”. Infine, sull’illegalità, Maffei si è detto d’accordo con Spinaci su lettera di intenti, attenzione all’apertura di depositi fiscali, confische in caso di acclarate situazioni di malaffare, sottolineando che Eni ha controllo remoto sul 100% della propria rete. Per questo, ha concluso, “ben venga la digitalizzazione, il potenziamento dei controlli”, anche con il “monitoraggio dei prezzi con cui è facile individuare quanta differenza ci sia tra un impianto e l’altro e se un prezzo si sposa male con le quotazioni internazionali del prodotto”.

Si è passati poi alla fase delle domande. Luca Squeri di Forza Italia ha sottolineato la necessità di trovare garanzie minime per l’anello debole della filiera, cioè il gestore, e di consentire la chiusura degli impianti, chiedendo a Spinaci lumi sul sequestro di CO2 a bordo delle auto. Andrea Vallascas del M5S ha chiesto quale fosse l’erogato minimo perché un punto vendita sia economicamente conveniente, Sara Moretto del PD se con la razionalizzazione fosse garantita la copertura territoriale del servizio e la qualità del prodotto, Tullio Patassini (Lega) sul “salario minimo” ha detto che “afferisce alla libertà contrattuale delle parti”. Il vice presidente della commissione, il PD Gianluca Benamati, ha sottolineato il tema dei piccoli comuni, ha chiesto quali condizioni servano per il sostegno infrastrutturale alla mobilità sostenibile e chiesto lumi sulla situazione delle bonifiche. A questo Spinaci ha risposto che “servono norme certe. Due anni fa fu fatta la Dafi. Qualche mese dopo fu messa in discussione. Se scegliamo la strada del Gnl servono investimenti importanti. Con l’incertezza non partono i filoni di investimenti”.

Tamoil aveva dato disponibilità ma, ha detto Benamati in chiusura, “all’ultimo momento sono intervenuti problemi e non ha presenziato”, pur avendo mandato una memoria.

In allegato sono disponibili le slide presentate in audizione da Unione Petrolifera, ed il video dell’audizione é disponibile al seguente indirizzo 

https://webtv.camera.it/evento/15153

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