LA MODIFICAZIONE DEI PREZZI DEI CARBURANTI DAL 2012 AL 2014 E L’INCIDENZA DEI FATTORI E DELL’AUMENTO DELLE IMPOSTE [consulta e scarica l’allegato documento]
Del prezzo dei carburanti si parla molto spesso – purtroppo generalmente per luoghi comuni e semplificazioni -, ma è pur paradossale che tutta l’esposizione mediatica sull’argomento, tuttavia, ben poco chiarisca sui fattori che influenzano un risultato finale che riguarda i consumi di imprese e famiglie in maniera assai rilevante. Che pur parlandone molto se ne capisca di meno è l’indubbio frutto di una operazione di «oscuramento» che prende le mosse da alcuni anni fa, allorquando, in nome della tutela della concorrenza, si decise che il consumatore non dovesse sapere «di» prezzi, ma semplicemente dovesse sapere «il» prezzo: una semplificazione che ha ridotto il problema ad una applicazione da cellulare. Ma l’opacità è anche utile a scoraggiare dal guardare «dentro» il prezzo, lasciando, in luogo della consapevolezza sulle ragioni, solo una generica sensazione che si tratta di prodotti che costano «troppo», senza distinzioni tra cause e responsabilità.
L’anno 2011 costituisce una sorta di «spartiacque» rispetto alla questione dei prezzi dei carburanti: se nel 2010 il prezzo italiano della benzina era all’ottavo posto dal più alto al più basso nell’ambito dell’Unione Europea, dalla fine del 2011 esso è stabilmente al primo posto [ed il gasolio al secondo]. È l’anno in cui si delineano progressivi e sempre più radicali interventi di inasprimento della fiscalità sui carburanti con reiterati aumenti delle accise [da metà settembre accompagnati dall’aumento di un punto percentuale dell’aliquota IVA] culminati nel balzo del decreto «Salva Italia»; negli anni successivi altri interventi sono stati riservati alle accise, vi è stata una diffusione – poi rientrata – dell’applicazione delle addizionali regionali di accisa sulla benzina, l’aliquota IVA è aumentata di un altro punto.
Anche se con i «se» non si fa né storia né cronaca minuta – pur talvolta facendosi legislazione e persino azione penale -, forse non si sa che, «se» non fossero intervenuti gli aumenti delle imposte sui carburanti, il prezzo della benzina sarebbe stato nel 2012 di 1,578 euro/litro e non di 1,787, nel 2013 di 1,529 e non di 1,748 e nel 2014 di 1,502 e non di 1,734 euro/litro, parimenti, il gasolio avrebbe avuto un prezzo nel 2012 di 1,473 euro/litro e non di 1,707, nel 2013 di 1,408 e non di 1,658 e nel 2014 di 1,369 e non di 1,631 euro/litro [la simulazione dei prezzi senza aumenti di imposte ed il confronto con i prezzi reali è dettagliatamente sviluppata nel Capitolo 2. dell’allegato documento].
Ciò significa che – calcolando prezzi e consumi di rete ed extrarete – gli italiani hanno pagato dal 2012 al 2014 [per quest’ultima annualità per otto mesi] circa 22,100 miliardi di euro in più – 7,750 nel 2012, 8,730 nel 2013 e finora 5,620 nel 2014 – per effetto dell’aumento delle imposte deciso dai Governi italiani, equivalenti ad una salatissima finanziaria.
Scopo della presente relazione è valutare quali siano stati tutti i fattori che hanno influito sulle variazioni del prezzo dei carburanti negli anni 2012-2014 rispetto alla media dell’anno 2011 [della cui significatività è stato già più sopra dato risalto].
Per l’analisi si sono scomposti i prezzi in tutte le loro componenti, dalle imposte al prezzo industriale, e, tra le imposte, tra accise, addizionali regionali ed IVA, e, tra il prezzo industriale, tra ricavo industriale e quotazione dei prodotti [il così detto CIF Mediterraneo o Platt’s o come meglio si voglia definire], e, tra quotazioni dei prodotti vera e propria e variazioni determinate da un tasso di cambio euro/dollaro più o meno elevato [contenuti dei Capitoli da 3. a 5.].
I risultati si possono così sinteticamente riassumere:
– rispetto alla media del 2011, i prezzi sono aumentati per la benzina di 23 cent/litro nel 2012, di 19 nel 2013 e di 18 nel 2014, per il gasolio di 26 cent/litro nel 2012, di 21 nel 2013 e di 18 nel 2014;
– su queste differenze per la benzina il fattore del cambio euro/dollaro ha pesato per 5,7 cent/litro nel 2012, per 3,1 nel 2013, per 1,3 nel 2014, per il gasolio per 6,0 cent/litro nel 2012, per 3,4 nel 2013 e per 1,3 nel 2014 [importi già ivati ad aliquota media corrente nel 2011];
– per la benzina il fattore delle quotazioni dei prodotti finiti ha pesato per 2,9 cent/litro nel 2012, per 0,4 nel 2013, per 0,4 nel 2013, per il gasolio per 0,8 cent/litro nel 2012, nel 2013 e nel 2014 il peso è stato negativo, ossia ha ridotto l’aumento del prezzo, rispettivamente di 1,9 e 3,2 cent/litro [importi già ivati ad aliquota media corrente nel 2011];
– per la benzina il fattore delle ricavo o margine industriale ha pesato in negativo [ossia ha contenuto l’aumento del prezzo al consumo] per 1,7 cent/litro nel 2012, per 1,7 nel 2013, per 2,5 nel 2013, per il gasolio per 1,9 cent/litro nel 2013 e per 3,2 nel 2014, solo nel 2013 il suo peso ha influito sul prezzo finale per 0,2 cent/litro [importi già ivati ad aliquota media corrente nel 2011];
– le imposte [con ciò intendendo le maggiorazioni di accisa, di addizionali regionali di accisa sulla benzina, di incrementi dell’IVA complessivi al netto dell’IVA sul prezzo industriale già caricata sulle rispettive voci all’aliquota media del 2011] hanno pesato sulla benzina per 16,2 cent/litro nel 2012, per 17,3 nel 2013 e per 18,6 nel 2014, per il gasolio il peso è stato di 18,6 cent/litro nel 2012, di 20,3 nel 2013 e di 21,5 nel 2014.
Insomma, le sole imposte aggiuntive [fattore esclusivamente nazionale] hanno pesato sugli aumenti di prezzo in misura assolutamente maggioritaria e progressivamente totalizzante: se nel 2013 il loro contributo all’aumento del prezzo variava dal 70,3 al 72,4 % a seconda dei prodotti, nel 2013 tale contributo è salito tra il 90,6 ed il 97,7, sempre a seconda dei prodotti, mentre nel 2014 equivale al 100 % della variazione in aumento del prezzo al consumo, anzi lo eccede, dal momento che a calmierare il prezzo sono in parte marginale intervenuti fattori sia internazionali, come il miglioramento del cambio e l’abbassamento delle quotazioni dei prodotti finiti, sia prettamente nazionali, come la riduzione del margine industriale.
Ciò spiega perché, a fronte di una manovra finanziaria da oltre 22 miliardi di euro operata d’imperio [prima si paga poi ci si muove!] a carico di famiglie ed imprese senza problematiche di contenzioso e riscossione, si preferisca continuare a parlare di prezzi dei carburanti depistando l’attenzione sugli «stacchi Italia del prezzo industriale» o sulla pubblicità dei prezzi a mezzo app del cellulare e, comunque, si prosegua nell’«oscurantismo» [più che nell’«oscuramento»], sempre in nome del mercato, sui meccanismi di formazione del prezzo.