Egregi Senatori, egregi Onorevoli, la distribuzione carburanti, da molti anni (sin dal 1978) oggetto di ripetute riforme, solo dal 1998 – data del passaggio dal regime di concessione a quello di autorizzazione -, ha subìto almeno una decina di provvedimenti legislativi ed almeno sei istruttorie o indagini promosse dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, interventi tutti che non hanno sortito alcun miglioramento di efficienza dei servizi e dei prezzi ed hanno creato solamente le condizioni per un “mercato anomalo”, percepito come fortemente opaco dal consumatore, e vissuto con gravissimo disagio e danno economico dagli operatori finali della filiera, i gestori degli impianti. Se ciò che è primario per ogni utente-consumatore è il “prezzo” di acquisto del carburante nonché la “comodità” di accesso al punto di rifornimento, per il gestore primario è poter operare in condizioni equilibrate di accesso al prezzo del prodotto senza le pesanti penalizzazioni di competitività cui oggi soggiace. Per contro, gli interventi del legislatore e quelli dell’AGCM hanno a) tolto ogni trasparenza ai meccanismi di formazione del prezzo –non sussidiabile con meri interventi di pubblicizzazione dei prezzi praticati–; b) inibito ogni possibilità di efficientamento e modernizzazione della rete (la più ridondante dell’Europa comunitaria in numero di punti vendita, con il minore erogato per impianto), che –a seguito di reiterate liberalizzazioni di natura meramente astratta– ha invece esasperato la sua polverizzazione, nonostante un trend progressivamente negativo dei consumi, con l’apertura di seimila nuovi impianti a fronte di appena quattromila chiusi subito dopo la riforma recata dal D. Lgs. 32/1998; c) omesso qualunque controllo sull’osservanza delle normative di settore in materia di rapporti giuridici e contrattuali tra le aziende e le imprese di gestione e qualunque sorveglianza in materia di regole della concorrenza. Sul mercato italiano -caratterizzato da un oligopolio nel quale gran parte della filiera è saldamente nelle mani dell’industria petrolifera- la distribuzione finale è controllata, in via diretta od indiretta, da pochi soggetti che detengono il mercato degli approvvigionamenti, degli stoccaggi, della distribuzione e, conseguentemente, della formazione del prezzo finale al pubblico. Nell’ambito della distribuzione le compagnie petrolifere – interpretando in chiave di totale dipendenza economica l’obbligo di acquisto in esclusiva gravante sui Gestori che non possono altrimenti accedere al “mercato”- hanno costruito la “rete parallela” dei cosiddetti “impianti no-logo”, ai quali le medesime – nonostante la legge 27/2012 obblighi i fornitori a praticare condizioni di prezzo “eque e non discriminatorie”- forniscono il prodotto a prezzi di cessione estremamente inferiori (tra 16 e 22 cent/litro) a quelli praticato ai “gestori di marchio” con un vero e proprio sviamento della clientela, degli erogati e dei margini che relega le imprese di gestione ad essere escluse da ogni forma di competizione ed a praticare prezzi fuori mercato. A questo contesto di concorrenza sleale, si aggiunga che – ad accentuare il già grave abuso di dipendenza economica – il gestore è costretto, a potenzialità nulla di competizione, a sacrificare il proprio esiguo margine (circa 4 cent/litro lordi) in sconti di prezzo inefficaci, nonché a subire anche una forma di concorrenza sullo stesso impianto che gestisce con l’attivazione dei selfprepay a prezzi scontatissimi e margine praticamente inesistente. Se da un lato il consumatore non comprende come non sia possibile fruire con capillarità ed omogeneità dei prezzi disponibili solo in una parte largamente minoritaria della rete (gli “impianti no-logo”), dall’altro le imprese di gestione sono scientemente ridotte al fallimento economico, di pari passo con lo snaturamento dei tratti costitutivi tradizionali della distribuzione carburanti nel territorio nazionale: la progressiva “ghostizzazione” della rete – favorita da norme liberalizzatrici di dubbia utilità ed equivoca motivazione -, infatti, null’altro nasconde se non la sopravvivenza di impianti dai quali i gestori sono stati estromessi dopo averne perseguito la rovina economica con la sistematica discriminazione del prezzo. Le scriventi Federazioni non sono a richiedere il Loro intervento per placebo di natura corporativa e/o protezionistica, bensì per misure che, da un lato garantendo il rispetto delle regole di una equa concorrenza, che consenta a tutti i soggetti interessati di competere sul mercato ad armi pari, e delle norme di settore che regolano i rapporti tra i soggetti economici che vi operano, dall’altro mettendo mano ad una effettiva riqualificazione della rete distributiva, possano costituire una complessiva opportunità per i consumatori ed i gestori, ma anche per l’intero settore, messo a repentaglio dall’insipienza dell’industria petrolifera, con una chiarezza del quadro normativo assunto in piena responsabilità dalla “politica” e non delegato ad essere ostaggio dei pronunciamenti contradditori delle Authority. Sul piano della ristrutturazione della rete distributiva – con conseguente riduzione del numero degli impianti -, le scriventi Federazioni esprimono il loro assenso (avendo già messo a punto e presentato, già da un anno, un organico piano di ristrutturazione), ponendo con forza la questione – proprio per poter consentire efficacia a tale obiettivo – che, per non ripercorrere errori già commessi, nel periodo necessario a realizzare le chiusure degli impianti (e la bonifica dei suoli) debba essere consentita una moratoria nella realizzazione di nuovi impianti. Di pari rilevanza – in quanto concretamente incidente su consumatori e gestori – è la necessità di un immediato chiarimento del quadro normativo generale all’interno del quale possa e debba essere resa possibile una vera concorrenza, ripristinando l’osservanza delle regole di accesso al prezzo di cessione del prodotto ai soggetti che operano sui medesimi segmenti i mercato e negli stessi bacini territoriali di utenza. Per sollecitare un autorevole intervento di iniziativa parlamentare, le scriventi Federazioni sono a chiedere Loro un urgente incontro, ovvero una formale Audizione, finalizzata sia all’analisi delle problematiche più sopra illustrate che all’analisi dei meccanismi di formazione dei prezzi nel mercato della distribuzione. Confidando in un positivo e pronto riscontro, si porgono i più distinti saluti FAIB FEGICA FIGISC