UNEM E AUTOSTRADA: LA REAZIONE DEI GESTORI
COMUNICATO STAMPA del 10.2.2025
CAOS AUTOSTRADE: PER I PETROLIERI L’UNICO PROBLEMA SONO I GESTORI
PIATISCONO IL TAR SOLO PER CACCIARLI DURANTE LA PROROGA DELLE CONCESSIONI
La rete delle aree di servizio autostradali percorre ad alta velocità da decenni una china penosa che l’ha spinta ormai nel caos più completo.
Concessionari che spadroneggiano e incassano – Benetton o non Benetton – royalties esorbitanti da compagnie petrolifere arrendevoli e munifiche; bandi di gara arlecchino che non solo vengono riadattati ad uso e consumo dell’interesse specifico e momentaneo, ma che poi vengono modificati, disattesi, calpestati – prima, durante e pure dopo – pur se in presenza di un bene in concessione pubblica; Istituzioni deputate all’indirizzo e alla vigilanza, Ministero in testa, che quella testa continuano a girarla – Benetton o non Benetton – dall’altra parte; persino aree di servizio chiuse inopinatamente dall’affidatario che, invece di essere perseguito per interruzione di pubblico servizio, può partecipare e vincere la nuova gara alla metà del costo precedente!
E poi, consumi a picco, costi alle stelle, prezzi fuori controllo, standard di servizio ridicoli.
E, infine, il conflitto di competenza in materia sollevato da Art nei confronti del Mit.
E – apriti cielo! – Unem che fa?
Per “tutelare” i tre associati che gli sono rimasti – con l’occasionale ruota di scorta esterna che si aggiunge per fare il quarto al tavolo – coordina tecnicamente una rigorosissima ed esemplare azione giudiziaria: impugnare di fronte al TAR del Lazio solo ed esclusivamente la parte di un articolo [“p.to 11.1 delle “Misure temporanee” del “Piano di ristrutturazione della rete delle aree di servizio presenti sui sedimi autostradali”, approvato con decreto interministeriale n. 181 del 5 luglio 2024 (pubblicato l’8 luglio 2024) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica”] che, come da legge vigente, chiarisce che la proroga delle subconcessioni concessa a loro è da considerarsi estesa ai contratti dei Gestori.
Il tutto condito dalle consunte menzogne sulla rigidità contrattuale e sull’overpricing ingiustificato, che nasconde solo l’incapacità cronica di gestire i rapporti secondo legge, a cominciare dal leader del mercato che si rifiuta da ben 14 anni di rinnovare gli Accordi collettivi previsti dalla normativa vigente.
Questa è la cifra, la statura e la visione della classe dirigente dell’industria petrolifera italiana.