ACCORDO ENI: LETTERA APERTA BEARZI – SQUERI FIGISC
ACCORDO ENI: UN PASSO IMPORTANTE PER GUARDARE OLTRE
Con Eni si è conclusa i giorni scorsi una complessa trattativa che ha portato infine alla sottoscrizione di un nuovo accordo per il periodo 01/08/2021-31/12/2023, che sostituisce quello siglato il 14/12/2014. Trattativa lunga e difficile – considerando anche una vacatio perdurante sin dal 31/12/2016 con in mezzo le ulteriori difficoltà del settore ed una pesante emergenza sanitaria – partita decisamente in salita, ma che infine ha prodotto risultati positivi ben superiori alle sconsolanti aspettative della fase iniziale.
Si sono raggiunti tutti gli obiettivi posti all’azienda?
Una trattativa è sempre un difficile confronto tra due parti, fatto di bracci di ferro, spesso di proposizioni unilaterali di punti pregiudiziali che non è stato facile, neanche in questo caso, contrastare ed infine superare, ma l’esito finale costituisce un accordo decoroso, fuori dalla logica di necessaria “solidarietà” che aveva, ad esempio, contraddistinto l’accordo 2014, e che ha trovato la ratifica da parte degli Organi dirigenti e del Comitato di colore della FIGISC.
Un risultato che, sotto il profilo economico, restituisce a ogni gestore un adeguamento migliorativo nell’ordine di percentuali a due cifre rispetto al precedente margine unitario pro-litro, oltre ad incentivazioni non banali sulle modalità di vendita in servito, ed un almeno simbolico riconoscimento del pregresso.
Accordo, quindi, che, pur condotto entro i tradizionali schemi contrattuali, appare certo anche più avanzato di altri che pure sono stati sottoscritti negli anni scorsi nel mezzo di una progressiva frammentazione della rete e dell’esodo di primarie compagnie.
E se certamente un tanto sarà comunque ritenuto scarso od insoddisfacente per chi non ha vissuto la trattativa, rimane la coscienza, per chi invece se ne è dovuto assumere l’onere, di avere fatto tutto il possibile ed in assoluta condivisione unitaria delle Organizzazioni di categoria presenti ai tavoli.
Va dato, pertanto, atto a Eni, rispetto a una fase iniziale di distanza nelle rispettive posizioni, di aver colto concretamente le istanze avanzate dai rappresentanti dei gestori.
Né si deve tacere che questo accordo dovrebbe costituire un segnale ed un monito agli altri competitori della rete a ricostituire un quadro di corrette relazioni, ad evitare elusioni e temporeggiamenti che non giovano ad un settore che è sotto attacco dell’illegalità contrattuale e massicciamente di quella fiscale, che inquina il mercato e danneggia gravemente tutti gli attori onesti del sistema, settore che è, inoltre, trascinato verso una progressiva transizione green che, ragionevolmente, non sarà né necessariamente inclusiva né senza significative scosse.
Sulla deterrenza all’illegalità, sulla necessità di bonificare il mercato e la rete, sulla urgenza di salvaguardare gli assetti di una infrastruttura capillare sulla quale si può innestare virtuosamente l’opportunità di investimenti per la transizione, il settore ha bisogno dell’apporto di tutti i soggetti della filiera (ed infatti le Organizzazioni dei gestori, con grande responsabilità, si sono fatte portatrici di proposte normative che pongono con chiarezza i provvedimenti da adottare per costituire i presupposti della transizione ed evitare l’implosione e l’abbandono del sistema distributivo).
Anche questi aspetti, sia pure definiti in forma generale – la rete, l’illegalità, anche contrattuale, l’illegalità fiscale, la transizione – sono citati nelle premesse di questo accordo, mentre sono meno sviluppati gli aspetti relativi ai servizi da implementare su una rete volta al cambiamento, tematiche su cui è l’intero settore che si deve confrontare concretamente e non unilateralmente.
Vi sono elementi su cui realizzare convergenze?
La nostra ottica peculiare è che la contrapposizione pregiudiziale tra i soggetti della filiera, l’indifferenza alle sorti di questo o quel soggetto, la volontà dei soggetti più forti di cannibalizzare quelli più deboli, non produce, specie in questa fase, risultati utili ad affrontare le difficoltà del cambiamento e gli attacchi degli interessi illegali.
Aziende e gestori dovrebbero agire in sinergia attiva per governare inclusivamente tale cambiamento, condividendo la comune necessità, ciascuno nella propria scala, di una sostenibilità economica della propria mission.
Ed a questo proposito, al di là degli accordi che hanno necessariamente una visuale limitata nel tempo, va pur detto che forse il criterio migliore di attivare una sinergia che non sia imposta unilateralmente è quello di evolvere il quadro anche in materia contrattuale, rendendo il gestore un protagonista attivo e non passivo del mercato, lasciandogli assolvere, con opportuni gradi di autonomia e flessibilità, una funzione determinante nella fase finale della distribuzione, lasciando alle aziende il compito di interpretare e di investire nella transizione della rete e del settore.
Bruno BEARZI Luca SQUERI