VENDITE E MARGINI CARBURANTI NEL SISTEMA DISTRIBUTIVO AI TEMPI DEL COVID-19
Dopo il periodo strettamente “emergenziale” della pandemia COVID-19 in Italia, sta riprendendo attualità, dopo il periodo di forzata sospensione – caratterizzata da misure, appunto, “emergenziali” ed accordi transitori finalizzati alla crisi (tuttora irrisolta) di liquidità – la questione della stabilizzazione, rinnovo o ridefinizione degli accordi economici e commerciali gestori-aziende.
È assolutamente evidente che quanto è accaduto (senza neppure considerare quanto potrebbe ancora accadere nel caso di una recrudescenza della pandemia e di conseguenti misure di contenimento, stante l’assoluta incertezza “scientifica” sul tema) sarà un tema centrale nella fase di negoziazione di accordi, nonché una leva considerevole per confermare, da parte delle aziende, la tendenza a soluzioni economiche di così detta “solidarietà” al settore colpito in tutte le sue componenti dalla pesante contrazione delle vendite dovuta alle misure di un lockdown che si è protratto per un periodo significativo.
Il presente contributo – sulla base di un’analisi su vendite di benzina e gasolio e margine lordo del sistema distributivo del periodo marzo-maggio 2020 – evidenzia, tuttavia, che, a fronte di una contrazione delle vendite in tale periodo, rispetto allo stesso periodo del 2019, superiore al 50 % (51,51 % sulla base dei dati del MiSE nel circuito della rete, 43,35 % in quello extrarete), la corrispondente contrazione del volume dei margini lordi, sempre nel confronto marzo-maggio 2020 su marzo-maggio 2019, è stata contenuta solo entro una quota del 20 % (20,85 % secondo il nostro calcolo), o, in altri termini, l’impatto sul margine lordo è stato solo del 40 % rispetto a quello sulle vendite. Trenta punti percentuali di differenza, insomma, tra danno effettivo e danno atteso.
Una considerazione che vale, ovviamente, solo per quella parte del settore che è in grado di determinare il prezzo dei prodotti nel sistema distributivo, esercitando – con il favore di cause che spieghiamo subito di seguito – una straordinaria elasticità sul prezzo tale da compensare, sia pure in parte, già ex ante il crollo delle vendite determinato dal blocco della mobilità delle persone e delle attività produttive e di servizi non indispensabili.
Considerazione che non vale, sempre ovviamente, per quella parte del settore che, lavorando a margini fissi per unità di prodotto venduto, ha invece subìto integralmente l’impatto del blocco delle vendite, a questa rimanendo, ex post, ossia a crisi di liquidità maturata e condizionante il prosieguo dell’attività gestionale, l’accesso alle misure di sostegno governativo (ad esempio: “contributo a fondo perduto”).
La causa favorente è stato il crollo delle quotazioni internazionali del greggio e dei prodotti raffinati, intervenuta sul finire di marzo ed aprile, i cui effetti, declinati nel nostro sistema nazionale distributivo (ricordando che il nostro è stato, dopo la Cina, uno dei primi Paesi ad adottare un lockdown severo) non sono stati trasferiti, se non in quota limitata e con tempistiche dilatate, sui prezzi di vendita durante il periodo emergenziale. Esattamente questo è ciò che ha consentito di attenuare l’urto del lockdown sul sistema distributivo dei carburanti.
E, riguardo alle cause che hanno determinato il crollo delle quotazioni internazionali di greggio e prodotti raffinati, esse vanno rintracciate sia in fattori prettamente “tecnici”, sia al mancato accordo sui tetti produttivi all’interno del cartello OPEC+, sia, e soprattutto, alla contrazione delle aspettative di consumo in seguito alla diffusione della pandemia dapprima in Cina e poi nel resto del mondo.
Comunque siano andate le cose, il sistema distributivo nazionale (più correttamente, le aziende del settore), pur avendo maturato perdite di erogato ”definitive”, ossia non più recuperabili, per l’esercizio 2020 (ed in un contesto molto incerto di ripresa sui livelli antecedenti COVID-19), si presenta all’appuntamento sugli accordi economico-commerciali meno “stressato” di quanto sarebbe stato plausibile se commisurato solo sulla dinamica delle vendite: un elemento “psicologico” di cui tenere conto nell’affrontare la negoziazione, o, quanto meno, un elemento con cui prevenire strumentali tendenze a chiedere ulteriore “solidarietà” a senso unico.
In allegato, in formato PDF, é consultabile e scaricabile il report.