LETTERA APERTA DI FAIB, FEGICA E FIGISC AL MINISTRO STEFANO PATUANELLI
Egregio Signor Ministro,
a pochi giorni dal suo insediamento alla guida del Dicastero dello Sviluppo Economico, nel formularLe i nostri migliori auguri di buona lavoro, intendiamo anticiparLe alcuni temi sui quali, da anni, la nostra Categoria ed il nostro settore dibattono senza costrutto.
I temi posti dal nostro settore sono stati, troppo spesso, liquidati dalla Politica come se, il nostro, fosse un settore vecchio, da superare o da sostituire tout court.
Un settore che è stato, troppo a lungo, considerato “sporco” forse perchè lavora producendo e distribuendo derivati del petrolio: quegli stessi carburanti che, per il solo uso di autotrazione, garantiscono all’Erario oltre 40 miliardi di €/anno di gettito fiscale; che consentono la mobilità dei cittadini in pressochè tutti i Comuni della nostra Repubblica rappresentando, di fatto, un presidio “sociale“. A volte essenziale per garantire la vivibilità e impedire la desertificazione del territorio.
Pur condividendo la necessità di promuovere carburanti alternativi e soluzioni innovative a minor impatto ambientale per garantire la mobilità dei cittadini – processi che hanno bisogno di interventi a medio/lungo respiro -, non possiamo permetterci di lasciare in balia di se stesso questo settore inquinato da una illegalità dilagante che sta mettendo a rischio l’intero comparto della distribuzione carburanti che, ancora oggi, rappresenta l’unica fonte a garanzia della mobilità del nostro paese.
Convinti ancora della centralità che questo settore continua a rivestire per il Paese, non possiamo sottacere le storture di un sistema lasciato per anni senza “governo“, senza politiche, senza strategie, senza speranze, senza futuro.
Insomma, una terra di nessuno nella quale gli “animali predatori” – nel vuoto totale del ruolo di supplenza che la Politica avrebbe dovuto svolgere – non si sono fatti scrupolo nell’aggredire la parte più debole della filiera. Certi dell’immunità.
Oggi c’è un po’ più di attenzione al tema dell’illegalità grazie al fatto che le “violazioni” fiscali, la truffa, il raggiro, l’evasione di imposta, non possono più essere sottaciuti.
Ma c’è un’altra illegalità molto più subdola. Quella che non appare, quella “buona“, quella in doppio petto che si nasconde nell’inestricabile selva normativa, nelle strizzatine d’occhio, negli ammiccamenti, nei cenacoli per pochi addetti.
Questa “illegalità” che nessuno vuole porre all’ordine del giorno, ha trasformato una Categoria produttiva – i Gestori degli impianti di distribuzione carburanti – in moderni “servi della gleba” che lavorano per un “pezzo di pane“, che sono legati ai destini dell’impianto loro affidato (nella maggior parte dei casi senza rispettare la Legge), che possono essere “derubricati” a guardiani (come se dovessero attendere ad un cantiere in chiusura) o “appaltisti” annuali senza diritti (soprattutto se disubbidienti).
La stessa norma sull’abuso di dipendenza economica, approvata dal Parlamento per mettere fine a questi veri e propri abusi delle condizioni di svantaggio dei Gestori, non è stata mai applicata dalla Pubblica Amministrazione. Nemmeno sotto forma di richiamo o di esercizio della “moral suasion” a rientrare nella legalità contrattuale.
Eppure nella distribuzione carburanti lavorano – direttamente o indirettamente – oltre 80 mila fra addetti e familiari. Sono questi che ogni giorno presidiano il territorio e sono delle vere e proprie agenzie territoriali del fisco, operando come veri e propri sostituti d’imposta, attraverso la riscossione “coatta” di accisa e Iva presso tutti gli automobilisti.
La nostra Categoria non si è mai ritratta quando si è trattato di guardare al futuro: anche a quel percorso di transizione energetica del quale adesso tutti parlano (limitandosi al solo dibattito).
Per questi motivi e per la propositività dimostrata, riteniamo di essere una Categoria che si è guadagnata i galloni sul campo fino a diventare un pezzo importante del settore, con il diritto/dovere non solo chiedere degli interventi in armonia con le norme vigenti, ma fare delle proposte, sperando che la Politica, finalmente, esca dal lungo letargo.
Il settore è fatto di operatori onesti e di operatori disonesti (predatori). Questi ultimi nascondendosi nelle pieghe della norma e nel “laissez faire” diffuso finiscono per rendere impossibile svolgere la propria attività a chi onestamente fa il proprio lavoro.
Ecco perchè, signor Ministro, proviamo a riassumerLe, qui di seguito alcune proposte (che non pretendiamo essere esaustive) sulle quali ci auguriamo che il suo Dicastero voglia aprire al confronto con l’obiettivo di approntare soluzioni condivise con tutto il settore:
• necessità di una riforma complessiva del settore mettendo al centro dell’iniziativa le Regole ed il loro rispetto;
• sostituzione, attraverso un ampliamento delle tipologie contrattuali definite fra le Parti, ai sensi della L. 27/2012, dell’«asimmetria» nella potenzialità competitiva sul mercato gravante sull’impresa del gestore, determinata oggi dall’esclusivo controllo della filiera del prezzo in tutte le sue fasi da parte del fornitore – condizione che si traduce nella espropriazione di ogni autonomia gestionale e commerciale del gestore stesso -, per sviluppare e privilegiare quelle tipologie contrattuali che appaiano maggiormente proattive ai fini di un mercato concorrenziale nell’interesse del consumatore – cui deve essere assicurata in tutta la rete una uniforme condizione di accesso a beni, servizi e prezzi -, che prevedano lo scorporo dal prezzo di cessione della parte relativa alla
remunerazione degli investimenti della proprietà del punto vendita e dell’uso del marchio, da regolamentarsi con apposito contratto tra quelli ammessi dalla disciplina civilistica, unitamente alla possibilità, per il rivenditore finale, di fissare il prezzo di vendita al pubblico;
• necessità di ristrutturare la rete di distribuzione carburanti con la chiusura di almeno 7.000 punti di vendita attraverso lo smantellamento degli impianti improduttivi e/o incompatibili con il codice della strada e le norme urbanistiche (che quando non sono al servizio di comunità svantaggiate sono il pertugio attraverso il quale può passare l’illegalità);
• sospensione della realizzazione di nuovi impianti nel corso del processo di “razionalizzazione del sistema” con una riserva per quelli destinati a “servire” nuovi insediamenti urbani o nuova viabilità;
• opportunità di contrastare il cosiddetto dumping contrattuale e rimuovere, all’interno della legislazione attuale, tutte le storture che si sono sedimentate nel corso degli ultimi 8/10 anni, pretendendo da operatori che oggi appaiono fuori da questi schemi, il rispetto assoluto della Legge (sarebbe pleonastico sostenerlo in ogni democrazia), anche ricorrendo a forti sanzioni amministrative per i trasgressori;
• introduzione, mutuando dalla disciplina sulla sicurezza, di una sorta di DURC che, nel settore, sia chiamato a garantire la “Regolarità Contrattuale” (e delle condizioni economiche negoziate ai sensi della Legge 57/01) come pre-condizione per essere titolari di autorizzazione e, a maggior ragione (come lungo le autostrade) di sub concessione. Senza DURC che attesti la regolarità contrattuale il titolare dell’impianto sarà escluso dai rinnovi dell’autorizzazione, dal rilascio della licenza di esercizio rilasciata dalle Agenzia delle Dogane, da qualsiasi affidamento lungo le autostrade, ecc., fino a ipotizzare la conseguente revoca delle autorizzazioni petrolifere quale sanzione ultima per reiterate violazioni;
• promuovere una “verifica a tappeto” della qualità dei prodotti, in cisterna, per avere la certezza che vengano rispettate le norme sui prodotti e sull’introduzione delle giuste quantità di bio-diesel;
• bloccare il rilascio di nuovi “micro-depositi“: l’aumento esponenziale del loro numero è certamente testimonianza di una situazione che potrebbe favorire – con l’estensione di tali autorizzazioni – l’aumento dell’illegalità;
• regolamentare le tipologie di vendita dei prodotti in modalità Self o Servito: tale dicotomia – fuori da ogni controllo e sorveglianza – ha costretto gli automobilisti che non vogliono o non possono rifornirsi da sé a pagare un vero e proprio balzello al fornitore. Ciò sta determinando una incomprensibile aleatorietà del sistema;
• deciso intervento sulla riduzione dei costi delle commissioni bancarie a favore dei pagamenti elettronici per una maggiore trasparenza degli acquisti a contrasto della lotta all’evasione fiscale per far emergere il sommerso.
Questi sono alcuni dei temi, egregio signor Ministro sui quali chiediamo che venga acceso il “riflettore della Politica“. Il rischio concreto è che questo settore entri in totale fibrillazione e scarichi sulla sterile contrapposizione fra le Parti (e i cittadini) le questioni irrisolte. In altre parole, se non si vuole trasformare questo pezzo della filiera “petrolifera” in un sistema in costante fibrillazione ed in continua contrapposizione, occorre intervenire al più presto.
Non poniamo temi “ideologici” ma concreti ed ispirati al buon senso.
Nell’augurarLe, di nuovo, buon lavoro, ci attendiamo che, quanto prima vorrà riceverci.
LANDI – DI VINCENZO – BEARZI
24 settembre 2019