TRA OPPORTUNITÀ [ POCHE ] E CONTRADDIZIONI [ MOLTE ] Via libera alla selfizzazione totale di gpl e metano: si potrà, infatti, effettuare – una volta entrata in vigore la norma e predisposti i necessari allestimenti tecnici – il rifornimento di tali prodotti anche durante la chiusura degli impianti di distribuzione. Lo schema dei due decreti – che apportano modificazioni alle normative precedenti [per il gpl il decreto del Presidente della Repubblica 24 ottobre 2003, n. 340, e per il metano il decreto del Ministero dell’interno 24 maggio 2002] – è stato pochi giorni fa sottoscritto, ciascuno per le proprie competenze, dai Ministri dello Sviluppo economico e dell’Interno, con l’espressa previsione di consentire il rifornimento degli autoveicoli alimentati a metano o gpl anche in modalità self-service diurna e notturna senza presidio. I provvedimenti – dice una nota diffusa dal Ministero di via Veneto – «sono stati messi a punto da un gruppo di lavoro al quale avrebbero partecipato i principali operatori del settore con lo scopo di effettuare la revisione della normativa italiana antincendio per distributori di rifornimento di metano o gpl tramite un “multidispenser” appositamente sviluppato che potrà erogare, oltre a benzina e gasolio, anche metano o gpl. La nuova normativa consentirà una più ampia diffusione di metano e gpl come carburanti nell’autotrazione e permetterà al Paese di consolidare la sua posizione ai primi posti in Europa nell’utilizzo di questi carburanti con evidenti vantaggi, anche in termini di riduzione delle emissioni inquinanti e di sviluppo della filiera dei relativi modelli e componenti per l’industria automobilistica». Sulla selfizzazione, checché ne dicano al Ministero, neppure tutti gli operatori specializzati del settore e le loro organizzazioni si sono sentiti coinvolti in un’operazione che – al di là dei suoi pur innovativi contenuti «tecnologici» – appare più come una ben congegna-ta «marchetta ambiental-consumeristica». A parte l’aver voluto a tutti gli effetti depotenziare sicurezza degli impianti e degli automobilisti a favore della mitologia della selfizzazione, rimangono in piedi tutte le questioni cruciali del mercato di questi prodotti. Non basta moltiplicare «d’imperio» l’offerta se non esiste ancora una massa critica di domanda idonea a generalizzarla, o se, addirittura, servono pesanti incentivi per svilupparla che pesano sul sistema tradizionale [e l’esempio delle «rinnovabili» in Italia dovrebbe suggerire qualche cautela in più]. Così come rimangono insoluti per il metano i nodi legati agli elevati costi di trasformazione. Se qualche opportunità in più potrebbe pure esserci per una rete ristrutturata e modernizzata, rimane il fatto che invece il modello sembra essere quello della destrutturazione, in cui i ridotti margini spingono a disinvestire, ghostizzare e, in ultima analisi, a rottamare la distribuzione. Del resto lo stesso Antitrust ha più volte censurato qualsiasi vincolo mirante ad imporre la presenza di prodotti aggiuntivi sulla rete. Quello che balza all’occhio è, per contro, ciò che ha scritto con grande lucidità e responsabilità un operatore del comparto, intervenendo nel dibattito su selfizzazione di gpl e metano [su Staffetta del 17.03.2014]: «Nella nostra azienda diamo lavoro a 30 dipendenti: installando il self service non presidiato su gpl e metano, oltre la metà verrebbe licenziata; finché ci sarà possibile cercheremo di difendere il posto di lavoro dei nostri collaboratori. già il settore dei carburanti liquidi ha imboccato la strada del “ghost” e i gestori e i loro dipendenti che perderanno il lavoro, andranno ad alimentare la nutrita schiera dei disoccupati italiani. Siamo convinti che in questo drammatico momento di crisi, tutti debbano fare qualcosa nella misura in cui possono e sia dovere di imprenditori cercare di mantenere i posti di lavoro, perché quando sono persi, non è così facile crearne dei nuovi.» Non sapremmo dire di meglio.