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U.P.: A RISCHIO ALTRE RAFFINERIE – RETE: RIDURRE PUNTI VENDITA

In sede di audizione presso la Commissione Attività Produttive della Camera, l’UNIONE PETROLIFERA, per bocca del suo Presidente, Alessandro GILOTTI, ha denunciato che «Le imprese attive nella raffinazione e distribuzione in questi ultimi anni hanno chiuso i bilanci con perdite significative, pari a quasi 7 miliardi di euro, di cui circa un terzo nel solo 2013».

Quello della raffinazione, sostiene UP, è un comparto in crisi a livello europeo, ma più critica è la situazione italiana: dopo la chiusura ovvero la trasformazione in polo logistico, di quattro raffinerie (Cremona, Roma, Marghera e Mantova), tutte le altre raffinerie sono comunque «a rischio di sopravvivenza, anche le più efficienti e tecnologicamente avanzate». Le ragioni della crisi sono note da tempo: dal crollo dei consumi alle normative ambientali europee, disgiunte da ogni seria analisi costi-benefici, e che sono recepite nelle norme nazionali in modo ancora più acritico e rigido. «Proseguendo su questa strada – avverte il Presidente UP – rischiamo di diventare dipendenti dalle forniture estere non solo per il petrolio e il gas, ma anche per i prodotti finiti per autotrazione.»

Molto critica la situazione, secondo l’industria petrolifera, anche nella distribuzione carburanti: al crollo dei consumi, ancora «più drammatico sulla rete autostradale», si sommano il peso crescente della fiscalità («ha avuto profondi effetti recessivi sulla domanda, amplificando lo ‘stacco fiscale’ con il resto d’Europa») ed una mancata razionalizzazione della rete che. Bisogna ridurre il numero dei punti vendita con «misure cogenti» – ha detto Gilotti – e far ripartire il percorso iniziato con l’approvazione del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri in dicembre, ma mai approdato in Parlamento.

Analisi condivisibili, anche se sempre inascoltate, considerato che quando si parla del settore si parla solo di prezzi e se ne usa (e soprattutto se ne abusa) solo come bancomat della finanza pubblica. Quanto alla necessaria e fin ormai tardiva ristrutturazione della rete, se il modello è quello della generalizzazione degli impianti ghost, non ci siamo.

In allegato, l’intero documento presentato da Unione Petrolifera all’audizione.

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