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FAIB FEGICA FIGISC/ANISA A FIANCO DI RETE IMPRESE ITALIA

COMUNICATO STAMPA DEL 17.02.2014                                             

FAIB, FEGICA e FIGISC: «Senza Impresa non c’è Italia», i Benzinai italiani aderiscono alla manifestazione di Rete Imprese Italia – La crisi del settore si somma alla crisi economica del Paese 

Le organizzazioni dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc ed Anisa Confcommercio – aderiscono alla iniziativa «Senza Impresa non c’è Italia», indetta per domani a Roma da Rete Imprese Italia, ed i loro associati saranno al fianco delle decine di migliaia di imprenditori, commercianti ed artigiani che manifesteranno per chiedere una svolta decisiva nelle scelte di politica economica del Paese.

I benzinai italiani sono parte integrante di quelle piccole e medie imprese che costituiscono il 94 % del tessuto produttivo nazionale ed in cui operano 14 milioni di addetti, un asse portante schiacciato dal peso insostenibile di un fisco che sottrae, molto spesso solo per spesa improduttiva e cattivi servizi, il 54 % del fatturato, di una opprimente e totalizzante burocrazia che, sovrapponendo adempimenti seriali e farraginosi, sottrae tempo e risorse ingentissime, di una stretta progressiva di un credito bancario che ormai è chiuso ad ogni sostegno all’impresa, fattori tutti che condannano un’intera categoria di produttori e che allontanano ogni prospettiva di uscita del Paese dalla recessione.

A tutto ciò – precisano Faib, Fegica e Figisc/Anisa – si somma per i gestori la crisi specifica del settore in cui il calo dei consumi, dovuto non solo alla crisi economica ma anche all’insostenibile carico delle accise [in Italia le imposte sui carburanti sono più alte di 25 cent/litro della media europea], i crescenti costi, le condizioni fortemente discriminatorie nei prezzi di acquisto dei prodotti, la mancata definizione dei rapporti contrattuali, l’assenza di regole di mercato e concorrenza nonché la mancata ristrutturazione della rete distributiva stanno condannando la categoria a soccombere alla crescita esponenziale del proprio indebitamento ed al definitivo default che già ha coinvolto, nella generale indifferenza di governi ed autorità del mercato, migliaia di imprese di gestione.