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COMUNICATO STAMPA FIGISC CONFCOMMERCIO SUI PREZZI 04.09.2013

COMUNICATO STAMPA FIGISC CONFCOMMERCIO 

CARO CARBURANTI – MICHELI, FIGISC: NON NE SONO RESPONSABILI I GESTORI – TROPPA DISINFORMAZIONE SUL QUANTO E SUL PERCHÉ DEGLI AUMENTI 

«Si ripetono in questi giorni, ora in una città ora in un’altra, scoop su picchi e sforamenti dei prezzi dei carburanti – spesso prendendo a riferimento i prodotti speciali, che costano da 10 a 15 cent/litro in più della benzina e del gasolio ordinari – che falsano del tutto la percezione sulla rete del costo dei carburanti e delle sue cause» così commenta Maurizio Micheli, Presidente Nazionale Figisc Confcommercio, le notizie apparse in questi giorni su diversi quotidiani, che assegnerebbero ora a Napoli, ora a Milano, domani chissà dove, il primato del caro-carburanti «La media dei prezzi in Italia, secondo la rilevazione del Ministero per lo sviluppo economico riferita al 2 settembre» precisa l’Associazione gestori degli impianti di distribuzione carburanti della Confcommercio «è pari – tenuto conto della grande molteplicità dell’offerta tra impianti di marchio e pompe no-logo e delle diverse modalità di servizio dal servito al selfservice, degli sconti e delle diverse promozioni, a 1,78 euro/litro per la benzina ed a 1,67 per il gasolio». «Quanto al prezzi citati come picchi massimi, va anche ricordato» spiega Micheli «che contrattualmente il gestore che pratichi prezzi più alti di quelli consentiti dagli accordi commerciali con le compagnie petrolifere rischia direttamente lo scioglimento del contratto, ossia il proprio posto di lavoro. Notizie sparate senza alcuna verifica non fanno informazione, ma solo sensazionalismo, e di svarioni contenuti in queste notizie se ne trovano non pochi: dal calcolo al ribasso delle imposte che gravano sui carburanti (che valgono ben 104 cent per la benzina e di 91 per il gasolio, dai dati ministeriali del 2/9/2013), agli impropri confronti con il prezzo di altri Paesi europei dove la tassazione sui carburanti è inferiore in alcuni casi anche del 45 % a quella italiana, che è comunque superiore del 30 % a quella media dell’Unione Europea.» «Vero è, invece, che i prezzi sono saliti in scia alla tensione dei mercati, dovuta alla crisi internazionale siriana: in un mese il greggio è cresciuto di 4 cent/litro ed i prodotti raffinati in una forbice tra 3 e 5 cent/litro, a seconda dei prodotti, e così alla pompa si è avuto un aumento compreso tra 1,7 per il gasolio e 2,0 cent per la benzina, aumento che è chiaramente inferiore a quello registrato sui mercati internazionali, circostanza verificabile sia in Italia che negli altri Paesi europei» dichiara il Presidente Micheli, che aggiunge, però, due forti precisazioni: «Non sono certo i gestori ad avere responsabilità in questa situazione – che peraltro riscontrano difficoltà persino a poter pubblicare i prezzi sul sito ministeriale, come loro imposto da una norma inutile e beffarda per i consumatori -, gestori che hanno un margine fisso che non dipende mai dal prezzo finale, che sono costretti a lavorare a prezzi non competitivi imposti dalle compagnie petrolifere e che sono colpiti dal caro carburante, come gli automobilisti, che incide sulla loro esposizione finanziaria ed sull’indebitamento per l’acquisto del prodotto al punto da mettere in crisi definitivamente le loro imprese. Inoltre, è bene ricordare che solo due anni e mezzo fa il prezzo italiano della benzina era al nono posto in Europa: a farlo schizzare in vetta alla classifica negativa sono stati i progressivi aumenti delle imposte che da allora si sono succeduti (il più pesante con il decreto “Salva Italia” del dicembre 2011). In due anni e mezzo – per essere chiari – il prezzo della benzina è cresciuto di ben 26 cent/litro, le imposte di 21, come a dire che gli aumenti dei mercati internazionali hanno inciso per non più del 19 %, mentre ben l’81 % dell’aumento è dovuto alle maggiori tasse!»

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